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Immaginate di entrare in una stanza piena di bottiglie. Alcune vi sorridono da lontano, altre sembrano misteriose, qualcuna vi sfida con lo sguardo. La Sfida nasce lì, tra una curiosità e un sorso inatteso. Non è una gara, non è una classifica. È un racconto a puntate in cui ogni vino è un personaggio con il suo accento, la sua storia, il suo perché. Non cerchiamo il più bravo, ma quello che ha qualcosa da dire. A volte mettiamo in scena duelli tra simili, altre volte facciamo incontrare mondi opposti, solo per vedere che succede. E quasi sempre… succede qualcosa di bello. La Sfida è un gioco di sensazioni, territori, idee. È il nostro modo di farvi conoscere i vini di Tredicigradi.it con leggerezza e un pizzico di meraviglia.
Prendete un calice. La storia comincia.
Iniziamo con il Botto, in pieno stile Tredicigradi!!! Amarone e Brunello – Due fuoriclasse, due filosofie!!!
L’Amarone nasce in Veneto, tra le colline della Valpolicella. Il suo tratto distintivo? L’appassimento: le uve – Corvina, Rondinella, Molinara – vengono lasciate a riposo per mesi dopo la vendemmia, disidratandosi lentamente. Il risultato? Un vino potente, avvolgente, spesso generoso in alcol e intensità. Il sorso è ricco, quasi vellutato, con note che spaziano dalla frutta sotto spirito al cacao, dalle spezie dolci al tabacco. L’Amarone è un abbraccio caldo, profondo. È il rosso delle grandi occasioni… o dei lunghi silenzi.
Il Brunello, invece, è toscano fino al midollo. Nasce a Montalcino, su terreni collinari che alternano galestro e argilla, sotto un cielo che regala al Sangiovese la sua massima espressione. Qui non si appassisce niente: si coltiva, si vinifica, si affina – tanto, tantissimo. Minimo cinque anni prima di arrivare sul mercato. Il Brunello è austerità elegante, precisione, profondità. Al naso, profuma di terra, ciliegia, sottobosco, cuoio, erbe aromatiche. Al palato, è tutto equilibrio e tensione. Più scolpito, più essenziale. Un vino che racconta la Toscana con voce ferma, senza urla.
Fattoria del Pino – Il Brunello secondo Jessica
Jessica Pellegrini non ha ereditato la vigna: l’ha voluta, l’ha scelta, se l’è costruita passo dopo passo a Montosoli, uno dei cru più fighi (sì, lo abbiamo detto) di Montalcino. Anno 2000: nasce Fattoria del Pino, e da allora niente compromessi.
Qui si fa sul serio. I terreni sono tosti – argille calcaree e arenarie – e il clima è il classico “giusto mix” che fa impazzire il Sangiovese: sole, aria, altitudine perfetta. Il vitigno risponde alla grande, perché quando lo tratti bene… lui ti dà spettacolo.
Niente giochetti in cantina: si lavora a mano, si fermenta spontaneamente con i lieviti che vivono già lì, tra le bucce e l’aria. Vecchia scuola, ma con una testa nuova. È così che nasce il Brunello di Montalcino della casa: intenso, elegante, con tannini morbidi e una persistenza che non molla.
Affina in acciaio, poi si fa oltre due anni in botte grande. Niente fretta, solo carattere.
Il risultato? Un Brunello che non ha bisogno di presentazioni. E nemmeno di scuse.
Se cerchi il classico vino da meditazione, bene. Ma se cerchi un Brunello che fa girare la testa (in tutti i sensi), hai appena trovato il tuo.
Campo di Villa – Un Amarone con il cuore in Valpolicella e lo sguardo oltre
La nostra avventura ci porta in Veneto, terra di colline e di montagne, qui c’è un vigneto che guarda la Valpolicella dall’alto, abbracciato da colline di marna e memorie. È lì che nasce Campo di Villa, l’Amarone firmato Nepos Villae: potente, elegante, ma soprattutto… profondamente vivo.
Le uve sono quelle della tradizione, Corvina gentile, Corvina grossa, Rondinella e Molinara, che in questo angolo di Negrar trovano il loro ritmo perfetto. Ma non è solo questione di vitigni: qui ogni filare racconta una storia – di famiglia, di passione, di battaglie ideali e di sogni testardi.
Un cru che non si limita a “fare il vino”: Campo di Villa è un ponte tra epoche, un Amarone che porta nel calice la fierezza di Giovan Battista Quintarelli e l’energia visionaria di suo pronipote Francesco. Tradizione e innovazione, senza scontrarsi: qui si danno il cinque e brindano insieme.
Questo non è solo un vino. È un racconto da bere. Un sorso alla volta.
Quindi….. Amarone o Brunello?
Due anime nobili, due modi diversi di raccontare l’Italia del vino. L’uno è caldo, generoso, quasi teatrale. L’altro è elegante, profondo, di poche parole ma scelte bene.
Non si escludono, si completano. A volte hai voglia di intensità, altre di finezza. A volte vuoi perderti, altre ritrovarti.
La verità? Non si tratta di scegliere. Si tratta di lasciarsi sorprendere, un calice alla volta.