Campolavico nasce su una realtà territoriale con radici molto antiche: il Vulcano Laziale iniziò infatti la sua attività 600.000 anni fa, sorgendo a sud della pianura romana con un cono vulcanico di 60 km di base. Nella sua storia geologica poi ebbe molte fasi eruttive consecutive, nelle quali si depositarono e stratificarono una grande quantità di materiali piroclastici. Ed è proprio da questi depositi che nacquero i complessi e variegati suoli dei Castelli Romani, dove la viticultura è presente da oltre 2000 anni.
Le ultime fasi eruttive del grande complesso del vulcano laziale risalgono a circa 40.000 anni fa, quando si formò il cono di Monte Due Torri e la colata lavica su cui nascono i vigneti dell’azienda agricola Campolavico.
Dalla visone di due amici, ispirati ed affascinati dalle potenzialità e dalla qualità di questo meraviglioso territorio, nel 2018 nasce Campolavico: progetto che intende custodire con consapevolezza la viticoltura tradizionale, recuperando vecchie vigne di varietà autoctone come la Malvasia Puntinata, il Trebbiano Verde, il Bombino e il Cesanese e contemporaneamente applicare tecniche viticole altamente moderne e qualitative, come i nuovi impianti di Cesanese allevato ad alberello. L’idea di vinificazione è quella di realizzare vini che siano espressione del clima e del suolo di questo particolare territorio, attraverso tecniche enologiche poco invasive. I vigneti si trovano a un’altitudine 250 m slm e sono coltivati su suoli franco-sabbiosi, con forte presenza di scheletro, derivante dallo sgretolamento delle lave eruttive. Nella coltivazione delle vigne vengono applicati i metodi sostenibili dell’agricoltura biologica.
Il desiderio di far conoscere questo unicum territoriale è espressa anche nei nomi dei vini e nelle etichette, che rappresentano le stratigrafie dei suoli di coltivazione dell’areale.