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La sfida tra Cannonau di Sardegna!

Per la sfida di questo mese vi proponiamo:

Perdarubia “Perda Rubia” Cannonau 2018 e Pusole “Saccarè” Cannonau 2017, stesso vitigno, stessa regione, stesso territorio (l’Ogliastra), due grandi Cannonau fortemente legati alla terra da cui provengono……

Siamo in Sardegna, in provincia di Nuoro, precisamente nell’entroterra dell’Ogliastra, dove l’azienda Perdarubia produce nella storica cantina di Cardedu il Cannonau di Sardegna”Perda Rubia”. Il Cannonau di Sardegna Perda Rubia è un vino Cannonau cresciuto in purezza (100%) su piede franco. I vigneti di questo Cannonau si trovano in Ogliastra, nella Costa Orientale della Sardegna. Estesi per 20 ettari, sono coltivati con metodo biologico, secondo la tradizionale tecnica agronomica. Hanno un’età media di 20 anni, e la resa è di circa 50 q.li/ha. Per la vinificazione viene impiegato solo mosto fiore e la fermentazione avviene a contatto con le vinacce per un breve periodo di tempo. L’affinamento avviene in grandi botti di rovere con successivo lungo riposo in bottiglia. Il risultato è un grande Cannonau dal colore rosso rubino tenue. Al naso risulta piacevolmente intenso; spiccano le note floreali e i toni speziati. Al palato è rotondo e avvolgente; i tannini sono ben integrati e la persistenza è molto gradevole.

Restiamo in Sardegna, a pochissimi km di distanza precisamente nel comune di Baunei e di Lotzorai dove l’azienda agricola Pusole produce il Cannonau di Sardegna Saccarè. Il vigneto Sa Scala di Cannonau nel comune di Lorotzai da dove provengono le uve da cui nasce questo vino è un terreno di terrazze alluvionali formatesi su suoli dalla incredibile variabilità: si va da terreni scistosi ricchi di argilla a suoli di origine alluvionale sabbiosi e ricchi di sassi. In cantina si segue un lavoro non interventista, le uve vengono accompagnate durante la loro trasformazione. Vinificazione in piccole vasche da 25 Hl, nessun controllo della temperatura ma raffreddamento con frequenti rimontaggi che arieggiano le masse. Fermentazione con pied de cuve per esaltare al massimo i tratti del territorio, del varietale e dell’annata (non vengono utilizzati antimuffa poichè antifermentativi). Macerazione di tutti i vini sulle bucce (mediamente 10 giorni ma dipende dalle caratteristiche dell’ annata e dal gusto) e fermentazione malolattica che termina in modo naturale. Nessuna filtrazione prima dell’imbottigliamento. Un vino che esprime solarità e integrità di frutto. Profumi di macchia mediterranea, giuggiole, olive al forno, scorza di arancia amara e qualcosa di lievemente affumicato. Un sorso caldo che sa di cose confortevoli, di pace, di lentezza. La lentezza del lungo affinamento in vetro di questo vino: in bottiglia dal luglio successivo alla vendemmia, dopo otto mesi di sosta in barrique usate, e messo in commercio solo dopo tre anni. Un’attesa che non deluderà gli estimatori dell’autenticità del cannonau.

Siamo di fronte a due meravigliose espressioni di Cannonau, due vini che rappresentano perfettamente una regione come l’Ogliastra, capace di regalare grande diversità geologica, passando dal mare a formazioni montuose estremamente variegate. Due bottiglie dalla grande struttura e personalità, vino più immediato e fine il “Perda Rubia” 2018 il quale affianca ad una spalla importante una grandissima freschezza e sapidità che fanno intuire l’enorme potenziale di invecchiamento, un Cannonau che darà il meglio di se fra 7-8 anni. Vino più pronto e potente il “Saccarè” 2017 che concede con una stratificazione aromatica profonda che porta con sé la maturità del frutto delle uve senza concessioni zuccherine (il vino non ha residuo zuccherino anche se potrebbe sembrare il contrario). Caratteristiche date dalla lentezza del lungo affinamento in vetro di questo vino: in bottiglia dal luglio successivo alla vendemmia, dopo otto mesi di sosta in barrique usate, e messo in commercio solo dopo tre anni. Un’attesa che non deluderà gli estimatori dell’autenticità del cannonau.

Due vini diversi nonostante la loro vicinanza geografica, due strade stilistiche differenti che portano nella stessa direzione: rispetto della natura e ricerca maniacale della qualità. il risultato sono due Cannonau d’antologia, una cartolina di quella meraviglia terra che è la Sardegna con tutto il suo potenziale vincolo e le sue diversità geologiche.

DEGUSTIBUS!!

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Perché le bottiglie di vino hanno il fondo concavo?

Il vino è una delle bevande più antiche, utilizzato nei banchetti e da sempre simbolo di convivialità. Tutti hanno tenuto in mano almeno una volta una bottiglia di vino, ma quanti di voi sanno perché le bottiglie di vino hanno il fondo concavo?

Forse solo i più curiosi e gli esperti di enologia lo sanno..o forse no. Perciò vi sveliamo ben 6 motivi di questa particolare forma concava:

1)Per scoprire il motivo di questa scelta occorre andare un po’ indietro nel tempo, a quando le bottiglie di vetro venivano prodotte a mano. Gli artigiani erano soliti prepararle con la tecnica del vetro soffiato e questo faceva sì che il fondo della bottiglia fosse panciuto, rendendo alquanto instabile il suo equilibrio. Per questo motivo, gli artigiani hanno cominciato a spingere verso l’interno la parte curva del fondo, conferendo alle bottiglie l’aspetto a cui siamo abituati.

2)Negli anni, con l’arrivo della produzione industriale su larga scala, alcuni tentarono di staccarsi dalla tradizione e creare bottiglie di vino dal fondo piatto. Si è però scoperto che sono molto meno funzionali: il fondo concavo infatti permette ai sedimenti del vino di depositarsi ai lati. Così, con un poco di pratica o con l’aiuto di un decanter, è possibile servire il vino lasciando il fondo all’interno della bottiglia.

3)Si potrebbe quindi pensare che il fondo concavo non sia necessario per i vini spumanti e champagne che raccolgono i depositi sul collo della bottiglia e vengono tolti tramite il processo della sboccatura. In realtà, questa particolarità è indispensabile proprio per questa categoria di vini! infatti il fondo concavo rende la bottiglia più resistente alla pressione dei gas che si formano all’interno, che altrimenti rischierebbero di far scoppiare la bottiglia stessa.

4) Se si pone la bottiglia di bollicine in un secchiello refrigerante, offre un punto di contatto maggiore, velocizzando il raffreddamento.

5) Altro motivo ufficiale che ha spinto i produttori a mantenere un fondo concavo è da ricercarsi nel fatto che in questo modo l‘impugnatura è più agevole e salda.

6)Inoltre, non tenendo tutta la bottiglia in mano, si evita anche di riscaldarne il contenuto, servendo il vino alla temperatura perfetta.

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Perchè si usa la bottiglia da 750 ml per il vino?

Perché viene utilizzata in tutto il mondo la misura di 750 ml per le bottiglie di vino??

E’ nel 1975 che la Direttiva Europea sugli imballaggi (Direttiva 75/106) ha decretato che il vino possa essere messo in commercio soltanto confezionato in recipienti di determinate capacità, rendendo quello da 750 ml il formato più comodo sia per il cliente che per l’azienda produttrice.

Ma analizziamo il perché di questa scelta, ci sono infatti almeno 3 teorie per poter spiegare questa particolare unità di misura.

Vediamole insieme:
1)una di queste riporta una questione molto pratica risalente al 18° secolo, quando si comprese l’importanza di conservare il vino in contenitori di vetro.
All’epoca la creazione di bottiglie di vetro era compito degli antichi vetrai che lo soffiavano.
La loro forza polmonare era ovviamente limitata e permetteva di creare bottiglie non più grandi di 650-750 ml. Così, si optò per la bottiglia dal formato più capiente, ovvero quella da 750 ml.

2)Secondo un’altra teoria si utilizzano 75 cl in quanto una bottiglia di questa grandezza contiene esattamente 6 bicchieri da 125 ml utilizzati nelle osterie.

3)Altri ancora sostengono che questa unità di grandezza sia stata tramandata dagli inglesi che misuravano il volume in galloni imperiali. Ogni cassa di vino poteva contenere solo 2 galloni e gli inglesi decisero di inserire 12 bottiglie per ogni cassa. Il risultato è di 750 ml per ogni bottiglia!

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La Storia o Leggenda del Gallo Nero, simbolo del Chianti Classico.

Leggenda vuole che più o meno nel 1200 le Repubbliche di Firenze e Siena lottassero in continuazione per ottenere la supremazia di un territorio che praticamente si trovava nel bel mezzo delle due Repubbliche: Il Chianti, per l’appunto. Cosi, per porre fine alle continue dispute e tracciare dei confini che finalmente fossero rispettati, entrambi le compagini decisero di imbandire una singolare sfida: due cavalieri sarebbero partiti dalle rispettive città e il confine sarebbe stato fissato nel punto del loro incontro. Ma chi o cosa avrebbe deciso quando i due cavalieri sarebbero dovuti partire???

Si convenne che la partenza sarebbe avvenuta all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto di un gallo. Importantissima sarebbe dunque stata la scelta del gallo, non seconda a quella del destriero e del cavaliere. I senesi scelsero un gallo bianco, mentre i fiorentini optarono per un gallo nero. I Fiorentini, con un ingegnoso stratagemma, seppero spuntarla sui cugini Senesi: tennero infatti chiuso e a “Stecchetto”(digiuno), come si dice a Firenze, il galletto nero per diversi giorni prima della gara, così da indurlo, stressato e affamato com’era, a cantare molto prima dell’alba.

Il cavaliere Fiorentino, udendo il gallo cantare a squarciagola quando ancora era buio, partì immediatamente, potendo così contare su un grande vantaggio rispetto al cavaliere Senese che invece avrebbe dovuto attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, presumibilmente, avrebbe iniziato a cantare.

E così infatti avvenne. Si narra che il cavaliere di Firenze galoppasse da ore quando il cavaliere di Siena aveva appena iniziato, ignaro del fattaccio, il suo percorso. Il ritardo del senese risultò essere enorme, tanto che riuscì a percorrere solo 12 chilometri prima di incontrare il fiorentino a Fonterutoli.

A questo punto i giochi erano fatti: quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.

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La Sfida delle Anfore!

Parliamo di anfore in terracotta come contenitore per la vinificazione e affinamento del vino. La storia ci racconta come le anfore o giare in terracotta venissero utilizzate fin dall’antichità per la conservazione dei cibi e bevande fermentate, allora infatti il vino prodotto nelle anfore era la normalità, poi con il tempo le tecniche di vinificazione cambiarono e oggi si sta tornando all’antica tradizione della vinificazione in anfora. L’anfora in terracotta è un materiale naturale, semplice e con un valore aggiunto rispetto al legno: la terracotta non cede aromi, non modifica l’aspetto organolettico del vino, per questo motivo molti produttori la prediligono se desiderano mantenere il profilo identitario del vino al massimo delle sue potenzialità, inoltre questo materiale è traspirante, pertanto durante l’affinamento i vini vengono microssigenati naturalmente, senza l’intervento dell’uomo. La pratica della vinificazione in terracotta infatti prevede che le uve vengano messe a fermentare nelle anfore durante lo svolgersi della fermentazione alcolica, le uve subiscono anche una macerazione sulle bucce, quindi il produttore provvede alla follatura regolarmente per il corretto svolgersi della fermentazione ed estrazione dei composti organici dalle bucce, fondamentali sia per il profilo aromatiche dei vini che per il loro affinamento.

Per la sfida di questo mese vi proponiamo:

Le Verzure “Sileo” 2018 e Le anfore di Elena Casadei Sangiovese 2018, stesso vitigno, stessa annata e stesso metodo di vinificazione….. Due modi diversi di sfruttare la terracotta per esaltare le caratteristiche del Sangiovese.

Siamo in Toscana immersi nelle verdi colline Senesi, precisamente nella campagna di Murlo dove la tenuta Le Verzure coltiva esclusivamente Sangiovese Grosso nei due appezzamenti di Vigna Alta e Vigna Bassa, con basse rese e vendemmie manuali, dalle quali produce 3 tipologie di vino rosso di altissima qualità seguendo la filosofia della viticoltura biodinamica. Il “Sileo” rappresenta il progetto più impegnativo per l’azienda, è infatti l’unico dei 3 vini che viene vinificato in recipienti di terracotta (dolium). La filosofia della cantina vuole riallacciare il filo con le più antiche tradizioni, sia con una gestione della campagna in regime di agricoltura biologica, proponendo un vino dal gusto autentico, realizzato con il minimo intervento in cantina. La fermentazione si svolge in modo spontaneo con lieviti indigeni in anfore di terracotta, con un periodo di macerazione a contatto con le bucce di circa 4 mesi. Il vino riposa in dolium da 500 litri per ulteriori 8 mesi prima dell’imbottigliamento.  Il rosso “Sileo” di Le Verzure è un vino dal volto autentico, ispirato alle più antiche tradizioni della vinificazione delle uve, interpretate con le moderne conoscenze in campo enologico.  Si presenta di colore rosso rubino luminoso, con leggere sfumature violacee. All’olfatto sprigiona un bouquet intenso, con aromi di piccoli frutti a bacca scura, ribes, mirtilli e richiami all’arancia sanguinella. Il sorso è croccante e succoso, con una sensazione di assaporare direttamente la ricchezza dell’uva. I tannini sono ben integrati e il finale è di vivace freschezza.

Restiamo in Toscana ma ci spostiamo di un centinaio di km in direzione Firenze o più precisamente a Santa Brigida, piccola località nel comune di Pontassieve, nel cuore del Chianti Rufina, che Elena Casadei seleziona le uve di Sangiovese provenienti dalle vigne coltivate presso l’azienda vitivinicola Castello del Trebbio di proprietà della sua famiglia. Questo Sangiovese fa parte di un progetto più ampio portato avanti dalla giovane viticoltrice, quello di produrre vini che provengono dai curatissimi suoli delle diverse Tenute di Famiglia, dove Elena, affiancata dagli enologi delle Tenute, sceglie quali vinificheranno e affineranno esclusivamente in anfora, e quali anfore destinare a questi vini privilegiati. Elena seleziona personalmente le uve d’eccellenza di ogni annata, che vengono valorizzate dall’affinamento e vinificazione in anfore di terracotta. I vini così ottenuti sono espressione fedele delle peculiarità dei diversi terroir e delle varietà utilizzate. Uno di questi prodotti è appunto il Sangiovese Le Anfore, il quale è ottenuto da un’espressione in purezza dell’omonimo vitigno, proveniente da vigne che poggiano su terreni collinari a medio impasto. In vigna si seguono i precetti della biodinamica, in modo che suolo e piante preservino la loro vitalità e siano in grado di dare frutti sani. In cantina, dopo la pressatura soffice, si procede con fermentazioni spontanee e macerazione sulle bucce di circa 30 giorni. Il vino affina circa 6 mesi in anfore di terracotta. Il Sangiovese Le Anfore si presenta nel calice con veste rubina intensa e vitale. Naso ampio e cangiante, che spazia dalla confettura di more alla liquirizia, virando successivamente su toni più dolci di spezie e vaniglia. In bocca il liquido si rivela suadente e morbido, ma non compiaciuto, poiché ravvivato da freschezza balsamica e sapidità ben presente. Una carezza.

Siamo di fronte a due grandiose e particolarissime espressioni di Sangiovese, dove l’utilizzo dell’anfora di terracotta in fase di vinificazione fa si che questo esprima tutte le sue caratteristiche varietali e tutta la sua forza senza filtri e senza l’influenza aromatica del legno. Il risultato sono due bottiglie differenti che rappresentano al 100% la cifra stilistica del produttore e soprattutto il terroir di provenienza: vino dal sorso diretto, verticale, succoso e fresco il Sileo 2018 dove si percepisce chiaramente l’utilizzo dell’anfora; vino più evoluto ma assolutamente vivo e nn compiaciuto il Sangiovese Le Anfore, il sorso è strutturato morbido e vellutato, sferzato da un tannino presente ma ben integrato e ravvivato da una grande sapidità che gli conferisce freschezza e bilanciamento.

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Vino. Voto unanime della Commissione Agricoltura della Camera per la risoluzione contro le etichette sanitarie sulle bottiglie.

Sembra che la Commissione Agricoltura alla Camera il 31 gennaio scorso abbia finalmente approvato una risoluzione contro la dicitura “nuoce gravemente alla salute” sulle bottiglie di vino.
Sicuramente “Le etichette oscene di malati e malattie”, oltre a sortire spesso l’effetto contrario, come s’è visto con le sigarette, deturperebbero in maniera pesante e irrimediabile pure l’estetica delle bottiglie di vino che spesso e volentieri sono vere e proprie opere d’arte.

E non c’è dubbio che vedere certe foto mentre uno mangia sia veramente di cattivo gusto.
Il rischio è grosso: gettare in cattiva luce un nostro prodotto di punta, che, assieme a tantissime altre eccellenze gastronomiche, ci rappresenta e ci fa apprezzare agli occhi del mondo intero.
Ebbene sì: Noi Italiani abbiamo il Paesaggio, la Cultura, il Cibo e il Vino più Belli e Buoni al Mondo!!!! MA NON E’ CHE NIENTE, NIENTE QUESTI IRLANDESI SONO UN PO’ INVIDIOSI???


È scientificamente dimostrato che una giusta dose di vino al giorno migliori la qualità della vita sia da un punto di vista prettamente medico (migliore circolazione del sangue, assorbimento minore di grassi, ecc.), che da un punto di vista di convivialità e aggregazione sociale.

È ovvio che tutto deve essere fatto entro i limiti e le regole prestabilite. Abusare di Vino è non solo nocivo ma anche irresponsabile e spesso può causare incidenti e comportamenti molesti. Ma vorremmo anche ricordare che tutto, se non dosato e assunto non responsabilmente, può nuocere.
Nuoce lo zucchero, principale responsabile dell’infiammazione corporea di milioni di persone nel mondo. Nuoce il grasso, soprattutto quello saturo contenuto in migliaia di alimenti che provoca sovrappeso, obesità e conseguenti problemi cardiovascolari. Per non parlare dei conservanti, gli additivi, i coloranti e via dicendo…. Nuoce l‘allevamento intensivo degli animali…a loro, in primis, e poi di conseguenza a noi e a tutto il pianeta. Nuoce la staticità, il poco movimento, la pigrizia. Così come nuociono le parole o le frasi negative, che a volte, possono fare più male di una pugnalata….basti pensare agli haters sui social…
Tutti questi esempi per dire che TUTTO, MA PROPRIO TUTTO, se NON dosato PUÒ NUOCERE.

Siamo i primi a promuovere da anni un consumo consapevole del Vino, ma siamo anche consci che le esagerazioni vanno sapute gestire. Se, malauguratamente, la proposta Irlandese fosse accolta, si metterebbero a rischio milioni di posti di lavoro e solo per una notizia fuorviante e malamente interpretabile.
Speriamo che l’Europa accolga di buon cuore questa risoluzione e che l’ipotesi avvallata dall’Irlanda decada in un mare…di vino!

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LE 5 MIGLIORI ENOTECHE ONLINE ITALIANE

La classifica delle 5 migliori enoteche online italiane secondo il nostro personalissimo punto di vista:

1) Tredicigradi.it
2) Callmewine
3) Negozio del vino
4) Meteri
5) I Wine

Ma analizziamo più a fondo i punti forti e quelli deboli di questi cinque siti on line dedicati al vino.
Partiamo col quinto classificato:

5)I Wine è un’enoteca Online di grande esperienza. Vasto assortimento, prezzi contenuti e un e-commerce fatto bene sono i loro punti di forza.
Come dice il loro sottotitolo ” Solo grandi Vini” il loro scopo è concentrarsi su grandi bottiglie…di nome e di fatto…grandi nomi, grandi prezzi, grandi formati.

4)Meteri è un’enoteca con grande attenzione ai vini naturali, buon assortimento e bottiglie molto particolari e interessanti, ovviamente i prezzi, di conseguenza, tendono a essere abbastanza alti.

3) Negozio del vino, enoteca con vasto assortimento, grandi marche e soliti grandi nomi che girano sul web. Sito sicuramente migliorabile, ma rimangono un punto di riferimento nel panorama dell’online italiano sul vino.

2) Ma passiamo alla numero due:
Callmewine è da oltre un ventennio on line. Hanno praticamente soppiantato Tannico. Sito veramente fatto bene, grande attenzione ai dettagli e descrizioni dettagliate. Difficile trovare i punti deboli per questo “mostro” della vendita di vini online.

1) Ed ecco che al primo posto ci siamo Noi.

TREDICIGRADI.IT è un’enoteca Online dalle grandi prospettive. Vasto assortimento, attenzione massima al cliente e soprattutto selezione accuratissima di tante etichette tutte provenienti da piccole e medie cantine.
Da noi potete trovare vini per tutte le tasche ma siamo concentrati soprattutto sulla fascia che va dai 10€ ai 30€, perché siamo convinti che per bene bene queste cifre siano ampiamente sufficienti!!!
Il nostro scopo è far vivere al cliente un’esperienza enologica unica!! Prima di introdurre una nuova azienda, infatti, assaggiamo e selezioniamo personalmente con cura i prodotti che più ci sono piaciuti e che, di conseguenza, vogliamo inserire nel nostro catalogo. Non ci perdiamo una fiera, un evento, una degustazione che possa arricchirci e di conseguenza arricchire il cliente nella sua personale esperienza con noi. Siamo entusiasti di esser entrambi sommelier e di poterci mettere al vostro servizio!
Perché scegliere noi rispetto alle altre?? Perché le altre bene o male sono ormai enoteche di successo, “arrivate” e questo, spesso, le rende standardizzate…concentrate sulle grandi cantine e veramente poco attente alle realtà più piccole.
E poi, non secondario, perché come diceva un mio amico: “Teniamo moglie e 5 figli!!!!!!”ed è con questa attività che li manteniamo e non possiamo permetterci di sbagliare!!!!

Diciamo per concludere che non siamo stati proprio modesti…ma lo scopo era anche quello di farvi un pò sorridere…

SIAMO ANCORA PICCOLI, MA DIVENTEREMO GRANDI!!! Promesso!!!!!

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